La mia prima volta in Radio: Acoltate il mio intervento su Rai 3 Scienze!

Commentiamo insieme alcuni estratti del libro da poco tradotto da Adelphi di Marcus Baynes-Rock: La vita segreta delle Iene

07 giugno 2024

Marco Motta: perché siamo così ostili alle iene? le ragioni vanno cercate nella storia evolutiva nostra e loro?

Alice Galotti: Questa è una domanda molto interessante e con una risposta un po' articolata perché L'ostilità umana verso le iene può essere attribuita a una combinazione di fattori legati alla nostra storia evolutiva, infatti, come racconta Marcus nel libro il nostro antenato homo habilis entra in competizione con le iene per le carcasse degli ungulati, e stabilisce così, per i milioni di anni a venire, cattive relazioni con questi animali. Ci sono però anche altri fattori come fattori culturali, fattori storici e anche fattori estetici o comportamentali. Infatti, Le iene hanno un aspetto che molti trovano inquietante, con mascelle potenti, denti affilati e una vocalizzazione simile a un riso che può suonare minaccioso. Inoltre, le iene oltre che essere ottime cacciatrici spesso si nutrono di carcasse e questo loro comportamento spesso visto come e opportunistico. Effettivamente in alcune regioni, le iene entrano in conflitto con gli esseri umani, che li percepiscono come una minaccia diretta perché possono predare il bestiame. Non dobbiamo però dimenticare che le iene sono associate a miti e leggende negative, infatti, in molte culture sono spesso associate a simboli di morte, inganno e codardia. Tutti questi ovviamente sono falsi miti anzi la iena ricopre un ruolo ecologico importantissimo in quanto come spazzini, contribuiscono a mantenere puliti gli ecosistemi, riducendo la diffusione di malattie e controllando le popolazioni di altri animali.

CLIP IENE 1 dell’autore del libro

<<le iene hanno un bel problema, visto che il pericolo è il loro nemico numero uno. Ed è anche per questo che Harar è davvero interessante: è una città in Etiopia, dove ci sono tantissime iene e in una regione dove le iene di solito uccidono la gente, dove le iene predano il bestiame invece Harar è la città dove la gente accetta la presenza delle iene... non solo nel paesaggio intorno alla città, ma proprio all’interno della città stessa, tanto che le sostentano addirittura. Ci sono tutta una serie di ragioni per cui Harar è così speciale, questo potrebbe avere a che fare con il loro sistema di credenze preislamico, quando avevano un sistema di credenze animiste. Credevano che gli spiriti fossero nelle rocce, negli alberi e così via. E probabilmente l’accettazione delle iene risale già all’epoca, e questo si è sovrapposto al loro sistema di credenze islamiche attuali e quindi le iene sono davvero accolte ad Harar. Quello che possiamo imparare da questa relazione è che le persone in questa regione, non solo ad Harar, ma proprio nella regione, accettano le iene, accettano che le iene fanno parte del paesaggio. E quindi non c’è quell’approccio occidentale in cui possiamo immaginare invece che le iene possano essere eradicate, o che possa esistere un mondo senza iene. Al contrario, ad Harar la popolazione pensa a come convivere con le iene, come trovare un modo per ridurre il conflitto. è una dinamica molto diversa, e penso che ci sia molto da imparare da loro sulla convivenza con la fauna selvatica, in particolare con i grandi carnivori>>

Marco Motta: nella tua esperienza in Etiopia Alice, dove sei stata, come vengono percepite le iene?

Alice Galotti: Dunque, io ho vissuto nel monastero di Debre Libanos, a circa 100 km a nord ovest di Addis Ababa per tre mesi. Lì effettivamente le iene sono presenti anche se io non ho mai avuto la fortuna di avvistarle, ho comunque visto delle loro tracce. Non ho percepito odio verso di loro anche perché non si addentravano all’interno di villaggi e città ma si limitavano a stare in zone periferiche meno antropizzate. Al contempo non c’è sicuramente lo stesso interesse e la stessa conoscenza che ha descritto l’autore nella zona di Harar. Non mi stupirei nel vedere un bambino lanciare un sasso addosso ad una iena, purtroppo l’ho visto fare con molti altri animali selvatici.

CLIP IENE 2 dell'autore del libro

<<Uno dei momenti più emozionanti, che rimarrà per sempre impresso nella mia memoria, è avvenuto una notte di luna piena, appena fuori dalla città. Chiunque abbia un gatto conosce l’effetto che la luna piena ha su questi animali, e le iene sono abbastanza simili ai gatti, in effetti sono imparentate; quindi, credo che la luna piena sia stata un po’ un fattore trainante in quello che successe quella notte con le iene. Tre iene, Willy, Baby e Kamareya quella notte decisero di coinvolgermi in un gioco, una sorta di gioco di scacchi. Tutto è cominciato con una iena che è corsa sulla collina, poi Willy è corso da me, come mi volesse inseguire e ha provato a mordermi, poi è corso via, così io l’ho inseguito e poi mi ha inseguito lui e poi è stato coinvolto anche Baby e poi Kamareya. E quindi nel cuore della notte, stavamo lì a rincorrerci attorno alla collina. è stata davvero una cosa molto insolita per le altre iene, non per Willy, perché lui già interagiva molto con me, ma per Baby e Kamareya sì, hanno abbassato la guardia e si sono concesse di avvicinarsi a me e ovviamente hanno concesso a me di avvicinarmi a loro, intendo più del normale, fino al punto di arrivare a un contatto fisico. E poi a un certo punto, ci sono stati dei rumori in lontananza, il gioco si è interrotto e quel momento è come svanito. Ma mentre tornavo a casa quella notte, ero così… così emozionato… è stato davvero incredibile giocare con loro, con le iene maculate su una collina nel cuore della notte.>>

Marco Motta: qui c'è un rapporto di coinvolgimento emotivo: è molto diverso da uno studio scientifico? che effetto le fa?

Alice Galotti: Durante i nostri studi scientifici cerchiamo di non interagire in nessun modo con gli animali questo perché a noi interessa il loro comportamento sociale e se interagissimo con loro potremmo in qualche modo modificarlo. Il racconto di Marcus mi affascina ma onestamente non so se io avrei mai il coraggio di intromettermi in una sessione di gioco con tre iene! Oltre tutto il gioco è un contesto dove sono richieste molte abilità cognitive e comunicative, un piccolo errore di comunicazione potrebbe trasformare il contesto di ludico in un contesto aggressivo. Ci basta pensare a un gruppo di bambini che giocano senza la supervisione di un adulto, spesso succede che uno di loro torna dai genitori piangendo perché c’è stato un fraintendimento e la linea tra gioco di lotta e lotta vera è molto sottile. In generale penso sia davvero importante trasmettere sempre il messaggio che questo evento è del tutto eccezionale per non invitare persone neofite del campo ad avvicinarsi alla fauna selvatica.

CLIP IENE 3 dell'autore del libro

<<Nella città vecchia le cose si fecero molto più interessanti. A volte incontravo qualcuno. Dato che era la mattina presto o la notte tardi, non è che ci fosse molta gente, ma chi c’era erano persone potenzialmente pericolose o che magari non avrebbero avuto motivo di andarsene in giro la notte. Insomma, era un po’ inquietante: seguire le iene in quel modo mi metteva una certa tensione. E poi le iene non fanno la strada che farebbe una persona! Passano lungo i canali di scolo, che portano le acque di scarico. La gente ci va a fare i bisogni, è pieno di spazzatura. Non è il massimo, ecco. A meno che tu non sia una iena, e allora non ti fai grossi problemi! Ma non è stato piacevole seguire le iene per le fogne. Poi ci sono state occasioni in cui ho rischiato di mettermi nei pasticci. Una volta stavo seguendo una iena - sapevo che c’era un’elezione imminente, ma non sapevo che per questo la polizia locale era stata sostituita dalla polizia federale. Io seguivo la mia iena proprio davanti a un posto di polizia. Un poliziotto mi chiese di fermarmi, e io gli dissi di no, che non ce n’era bisogno, che stavo solo seguendo la iena: credevo fosse uno dei poliziotti locali e che quindi mi conoscesse. Lui invece mi chiese ancora di fermarmi. Io ero molto impaziente di muovermi perché c’era questa iena che stavo seguendo, allora sono corso da lui per dirgli: lasciami in pace! E lui mi punta il fucile alla tempia. A quel punto ho capito che sì, era meglio fermarsi. Ed è venuto fuori che avevano messo un poliziotto federale per via delle elezioni il giorno seguente.>>

Marco Motta: Alice parlaci della coesistenza con i selvatici in Etiopia

Alice Galotti: In generale mi sento di dire che la convivenza con i selvatici non è semplice nemmeno in Etiopia. Molti animali come, per esempio, i gelada che sono scimmie endemiche dell’etiopia vengono ancora oggi cacciate per collezionare la criniera del maschio dominante che assomiglia molto a quella di un leone. D’altro canto, però mi sento di dire che essendo un luogo meno antropizzato rispetto all’occidente, incontrare i selvatici è normale cosa a cui invece noi non siamo più abituati e ci stupiamo di incontrare il lupo o l’orso nel bosco scordandoci che quella è casa loro.

CLIP IENE 4 dell'autore del libro

<<Le comunità locali che si trovano a convivere con le iene sono spesso molto penalizzate dal conservazionismo. Il governo etiope è tenuto a imporre norme di conservazione per via di accordi globali. Quando io ero lì a fare le mie ricerche, attuavano una politica di protezione a tappeto sugli animali selvatici, e questo era molto penalizzante per le comunità locali. perché alla fine sono loro a dover convivere con questi animali selvatici: una volta sono le scimmie che fanno razzia del raccolto; un’altra possono essere leopardi o iene che attaccano gli animali da allevamento… leopardi e iene attaccano anche le persone, quindi è molto difficile conviverci se nemmeno puoi rispondere agli attacchi uccidendo l’animale responsabile. In quei casi il processo è lungo: devono rivolgersi alla polizia o alle autorità governative e dimostrare che quell’animale è problematico. Dopo di che o saranno ignorati, oppure le autorità si fanno carico del problema e in qualche modo dispongono loro dell’animale in questione. La conservazione è un’imposizione dall’alto per queste persone. Non è che non sappiano che esiste il problema, sono perfettamente consapevoli che certe specie sono minacciate da esseri umani, urbanizzazione, agricoltura eccetera, ma è gente che vive in condizioni difficilissime, in un’economia stentata, con pochi soldi, puntando tutto sul raccolto. La scarsità delle piogge è già un problema abbastanza grosso, figuriamoci gli animali che ti distruggono il raccolto o ti uccidono il bestiame.>>

Marco Motta: Qui l'autore da una sua visione della conservazione, Alice ti trovi in d'accordo?

Alice Galotti: Comprendo a pieno cosa vuol dire Marcus, ma ammetto che lo comprendo solo per la mia esperienza personale in Etiopia, se non fossi stata lì e non avessi visto con i miei occhi cosa significa vivere in una casa di fango, veder morire i tuoi figli per malattie ormai superate da noi occidentali come il tifo e basare la tua intera vita sulle 3 capre che hai non riuscirei ad apprezzare questa parte del libro solo con l’aiuto del mio background etologico e scientifico. Questo è un argomento molto complesso perché è sicuramente ingiusto che il prezzo della conservazione di alcune specie sia solo ed unicamente sulle spalle dei più poveri. Ecco che quindi torna come sempre l’importanza dell’educazione e l’istruzione che può insegnare alle persone locali cosa è la conservazione e come la presenza di diversi animali potrebbe poi diventare anche un risvolto positivo per queste comunità. L’Etiopia è un Paese ricchissimo dal punto di vista della fauna selvatica perché sono tantissime le specie endemiche oltre tutto che quindi puoi letteralmente vedere solo ed unicamente li, eppure il turismo è minimo. Se forse la convivenza, non la strumentalizzazione, con la fauna selvatica potesse aumentare l’ingresso economico del paese, le persone locali sarebbero felici di condividere la loro terra anche con animali estremamente negletti come le iene.

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